domenica, maggio 21, 2006

Egr. dott., cacci i soldi!

Mi giunge in settimana una lettera di un certo ateneo (con una certa facoltà di ingegneria) di una certa cittadina.

Orbene, non una di quelle lettere grezze, dozzinali, no! Busta in carta pesante (quasi cartoncino) color panna, probabilmente non sbiancata a cloro, il che fa intellettual-chic ed environmentally-friendly. Sulla sinistra, il logotipo in stampa marroncina ammicca con complicità.

Apriamo. Si tratta -- udite udite! -- del Magnifico in persona che scrive, a me! Risparmio ai miei dodici lettori tutti i dettagli: basti sapere che mi chiede di destinare al finanziamento di un certo ateneo il cinque per mille delle mie imposte sui redditi. Bene.

Prendo bene in mano il foglio e rileggo la formula di apertura. "Egregio Dottore", recita, proprio con la doppia iniziale maiuscola. Sulla busta invece sono soltanto, ma pur sempre, "Dott.". Divertente. Le rate delle tasse arrivano sempre intestate al "Sig. Tal de' Tali". Il giorno della laurea (triennale, puntualizzo) il presidente di una certa commissione mi ha proclamato "laureato in ingegneria" e non dottore.

Tuttavia, quando si chiedono soldi... Indietro, indietro dotto'! Giri un poco lo sterzo a sinistra dotto'! Bene così dotto'! Come parcheggiate voi non parcheggia nessuno, dotto'!

E io molto volentieri chiederò allo stato di destinare a questo ateneo una parte delle mie imposte. Chissà, che c'entri forse il fatto che io non ho redditi personali e quindi non devo pagare IRPEF? Oppure il fatto che lo stesso ateneo, simpaticamente sollecito ora che è vicina la scadenza per presentare la dichiarazione dei redditi, non ha ancora risposto alla mia istanza, presentata l'ottobre scorso, di restituzione del libretto? Né mi ha ancora consegnato la pergamena di laurea, anche quella richiesta -- e pagata -- in ottobre?

Nessun commento: